Il movimento dei Macchiaioli, al quale Fattori aderisce per alcuni anni, nasce nel 1856, affermando che la luce e il colore sono per l’individuo l’unico modo di entrare a contatto con la realtà, che dovrà essere restituita nei dipinti come una composizione a macchie. Un’indagine che avvicina gli aderenti a questa scuola agli impressionistie ai divisionisti francesi, costituendo un importante tratto di unione fra le avanguardie parigine ed il nostro paese, ancorato agli insegnamenti dell’accademismo neo classico e alla retorica dell’arte ufficiale tipica del Regno sabaudo. Una ventata di novità che arrivava non dalle grandi metropoli, ma dalla provinciale Toscana, e che aprì la strada ad altri movimenti caratterizzanti del nostro XIX secolo: gli scapigliati milanesi, i vedutisti napoletani e la scuola del realismo romano.
L’arte di Fattori è indagata in tutta la sua complessità tecnica e tematica, a partire dagli inizi accademici ai primi studi militari, dalle tele di battaglia, alle sintetiche, liriche tavolette degli anni 1865-1875, ai mirabili ritratti, ai quadri di butteri, sino a toccare tutti gli aspetti del vero, dal paesaggio alla figura, comprese le opere che aprono al nuovo secolo, dipinti dalle cadenze vagamente espressioniste, dove figure come isolate in uno spazio senza tempo, rimandano al dramma esistenziale dell’uomo del Novecento. Ne emerge una figura di solido e moderno disegnatore, di grafico dal segno scarno ed energico e di pittore portato tanto all’indagine psicologica quanto ai grandi temi ufficiali e alle tele di soggetto paesaggistico per cui viene normalmente ricordato nei manuali.
Fondazione Magnani Rocca, Mamiano (Parma) 6 settembre – 30 novembre
www.magnanirocca.it