“Un testo di innovazione per imprimere l’accelerazione riformista che serve al paese”. Così Veltroni ha presentanto in conferenza stampa il programma del Partito democratico: “un programma di sicurezza sociale e economica”, ha spiegato il leader democratico, in cui ci fosse “l’idea di un paese più veloce libero da veti e conservatorismi e l’idea di un paese unito”. Dodici “azioni di governo”, per quelle che, da documento, sono le quattro aree di crisi del paese: inefficienza economica; disuguaglianza; poca libertà di perseguire il proprio disegno di vita; scarsa qualità della democrazia. La soluzione, per Veltroni, è quella di “un nuovo patto per la crescita”, sulla falsariga del patto sociale del 1993, che consentì all’Italia post-Tangentopoli di allora di risollevarsi dalla crisi economica. La questione più spinosa sarà intanto quella di pacificare le correnti laiche e cattoliche all’interno del proprio partito. Alla querelle tra la Bindi e Bonino ( “se sono coerenti non dovrebbero firmare il programma”, ha detto la Bindi intervistata su La Stampa; “ mi stupisce”, la replica della Bonino, “ la attribuisco alla pressione cui è sottoposta”), si è aggiunto l’affondo in tackle di Famiglia Cristiana, secondo cui l’intesa con i radicali sarebbe “un pasticcio veltroniano in salsa pannelliana”. Attacchi bipartisan per Veltroni, visto che anche Arcigay incalza: “la lotta contro l’omofobia non è stata inclusa nel programma”, riferisce in una nota Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay: “è evidente che le pressioni esercitate i questi giorni dalla pattuglia teodem abbiano vinto”, si legge ancora nella nota. In serata da Porto San Giorgio, tappa del tour elettorale, l’appello di Veltroni: “No a una nuova divaricazione tra laici e cattolici”. Parafrasando il suo slogan: si può fare?