La sua volontà è stata rispettata fino alla fine. E a distanza di mesi dal suo gesto arriva l’assoluzione per il medico anestesista Mario Riccio, l’uomo che dopo anni di agonia decise di interrompere la ventilazione artificiale ed assolvere l’ultimo desiderio di Piergiorgio Welby, malato di sclerosi laterale amiotrofica, ovvero condurlo alla morte. L’agonia di Welby iniziò all’eta di 16 anni, quando la malattia costrinse l’uomo su di un letto, incapace di parlare e camminare, seppur conservando una mente lucidissima. Per alleviare le sue pene iniziò ad assumere delle droghe, anche se successivamente la sua situazione si aggravò e fu costretto a disintossicarsi. Era dal 1997 che viveva solo ed esclusivamente grazie all’uso di un ventilatore meccanico, resosi necessario dopo una grave crisi respiratoria.  Tuttavia Welby chiese ripetutamente che venisse staccata la spina, anche se questo suo desiderio non venne mai rispettato in quanto contro la legge. Infatti in Italia l’eutanasia non è concessa, e da qui ebbe inizio la sua battaglia: il dibattito sul diritto alla morte prese piede coinvolgendo anche politici, il Presidente della Repubblica e l’opinione pubblica. L’unica arma con cui poteva lottare erano le lettere, inviate a tg e personalità del mondo della politica, che testimoniano la lucidità piena di un uomo stanco di vivere attaccato ad una macchina. La fine arrivò il 20 Dicembre 2006, quando l’anestesista Riccio staccò il respiratore del paziente Welby, provocando critiche aspre e polemiche da parte della Chiesa, che non concesse nemmeno i funerali religiosi come desiderava la moglie del defunto, Mina, cattolica fervente.  Ad oltre 7 mesi dalla morte di Piergiorgio Welby il medico Riccio è stato dichiarato non colpevole, in quanto il suo gesto si configura come un dovere nei confronti del suo paziente malato, che rifiuta le cure e le terapie che lo tengono in vita. Il lascito di Welby è enorme: oltre ad un libro (“Lasciatemi morire”, edito dalla Rizzoli) rimane intatta la memoria di un uomo che è riuscito ad andare contro tutto e tutti, pur di raggiungere la sua ultima volontà.