“Grazie a un numero di film racchiuso nelle dita di una mano o poco più (Roma città aperta, Paisà, Sciuscià, Ladri di biciclette, Riso amaro, La terra trema, Germania anno zero), il cinema italiano è diventato di colpo, da una parte, una poteza espressiva e una forza trainante capace di modificare tutti i modelli e i sistemi di riferimento, i paradigmi culturali, la prosodia, la sintassi e le poetiche del cinema internazionale, dall’altra il più autorevole rappresentante politico e diplomatico della nuova Italia repubblicana.” Con queste parole Gian Piero Brunetta introduce il suo ultimo lavoro: Il cinema neorealista italiano. Da “Roma città aperta” a “I soliti ignoti”. Un testo che mette a fuoco i film e gli autori di un periodo, quello neorealista, che secondo Brunetta sembra tuttora toccare il punto più alto, nella storia del cinema italiano, in termini di innovazione stilistica e di maggiore influenza. Attraverso l’analisi delle pellicole di Rossellini, De Sica, De Santis, Visconti, Germi, Lattuada, Soldati, Castellani, Zampa, il lettore avrà chiaro come il cinema neorealista sia riuscito a ridefinire le coordinate del cinema dalle fondamenta, restituendo allo spettatore la capacità di vedere. Attraversando la storia del paese, mediante la scoperta della sua geografia, il cinema del dopoguerra abbandona la realtà ricostruita in studio (degli ultimi anni del fascismo) a favore di un paesaggio ferito, sconvolto, che racconta una sua storia al pari dei personaggi che lo abitano. Le pellicole neorealiste, nelle quali convergono molteplici tensioni, rendono il cinema “specchio più che spettacolo o messa in scena della realtà circostante”.Nel decennio che precede il miracolo economico (dal 1949 al 1959), il cinema italiano diventa l’industria più rappresentativa del made in Italy nel mondo. Ad essere esportate non sono solo le meraviglie turistiche ma anche la bellezza femminile di Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Silvana Mangano. In questo capitolo Brunetta si sofferma su Federico Fellini e sui primi film di Michelangelo Antonioni. Autori che nelle loro pellicole registrano i primi mutamenti nei modi di vivere dell’Italia e la crescente difficoltà di comunicare nelle relazioni interpersonali. Nella parte conclusiva del testo, l’autore analizza: il “pianeta Totò” (la più perfetta realizzazione della supermarionetta teorizzata da Gordon Craig), mattatore e sovrano della scena popolare per una decina d’anni; la trascrizione cinematografica della saga di Don Camillo; la pellicola Le fatiche di Ercole che riuscirà a trasmettere a tutto il sistema una fiducia nei propri mezzi che porteranno nel decennio successivo la produzione italiana a misurarsi da pari a pari con quella hollywoodiana.Il cinema neorealista italiano. Da “Roma città aperta” a “I soliti ignoti”di Gian Piero BrunettaPrezzo € 20,00Editore Laterza