Nessuna società è mai stata dominata da immagini quanto la nostra, eppure la nostra capacità di comprensione dell’immagine sembra diminuire quanto più è possibile utilizzarla e manipolarla.
Il grande maestro di David Levi Strauss – vincitore di un premio Guggenheim e collaboratore di Artforum, Aperture e The Nation – è senz’altro John Berger che con titoli come “Questione di sguardi” ci ha aiutato ad una maggiore consapevolezza del funzionamento dell’immagine nella nostra società.
David Levi Strauss è uno scrittore che si è messo in luce negli ultimi anni per la sua abilità di trattare questioni estetiche senza mai perdere di vista il confronto con il sociale.
In “Politica della fotografia”, Strauss analizza vari soggetti, dall’utilizzo della fotografia nella propaganda politica all’immagine intangibile dei sogni, dall’epica sociale di Sebastião Salgado alle rivelazioni intime di Francesca Woodman, dalla frenesia mediale che fa seguito ai tragici eventi dell’11 settembre alla denuncia del genocidio del Rwanda nelle opere di Alfredo Jaar…
Con una memorabile introduzione, John Berger lancia un efficace grido contro il caos diffuso e manipolatore con il quale l’ideologia consumista regola il modo in cui percepiamo le nostre vite e, quindi, regoliamo la nostra visione del mondo. Berger punta il dito contro le strutture di potere il cui unico compito sembra essere quello di screditare l’esistente in modo che tutto si riduca ad una versione speciale del virtuale da cui (questa è la dottrina della tirannia) se ne trarrà una fonte infinita di profitto.