Dietro il tendone, avvolto nelle pieghe di un filmone di successo si nasconde la prosa romantica e affascinante di un sensuale scrittore, Alessandro Baricco: pagina dopo pagina, un mondo che sembra apparentemente normale, metodico e sicuro si apre verso l’esotico Giappone di “Seta” ( disponibile per la Bur, euro 5,00, pp.112). Anche le parole subiscono una trasformazione diventando inutile e la prosa si sviluppa attraverso gli occhi e le movenze dei protagonisti. A Lavilledieu, nella Francia meridionale attorno all’anno 1861, si svolge la vita di Hervé Joncour, un allevatore di bachi da seta. Un giorno un’epidemia terribile attacca prima gli allevamenti europei, poi quelli del vicino Oriente, così l’uomo è costretto a spingersi fino in Giappone per procurarsene di nuovi di contrabbando. Laggiù c’è però un mondo che si nasconde dietro i paraventi: una fanciulla bellissima e misteriosa con gli occhi di una ragazzina, muti e lontani secoli, rappresentano con efficacia letteraria quelli che sono i più segreti desideri umani a cui Baricco dà respiro con discrezione, quasi in punta di piedi. Un lungo racconto semplice che coincide con capitoli scorrevoli, intrisi di poesia e malinconia. Baricco tocca le punte più affascinanti di una prosa all’italiana che manca oggigiorno di punte eccelse, troppo spesso vendute al mercato irrimediabilmente guidato da moti impropri. Eppure anche le carezze sensuali della seta, “quella seta che se la tieni tra le dita ti sembra di stringere il nulla”, possono interessare il lettore più pigro e svogliato. Allo stesso modo, fin nelle ultime pagine del libro è possibile aprirsi ad un’emozione impercettibile a metà tra il dolce e l’amaro: “Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato sull’acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita”.