La notte degli dei, commedia scritta dal drammaturgo croato Miro Gavran finalmente arriva a Roma e ad ospitarla è il Teatro allo Scalo dove vi resterà fino al 23 febbraio. Il lavoro è brillante, il ritmo mai noioso, le battute mai scontate, l’ironia sottile: un mix perfetto che fa godere a pieno la messinscena. Considerata dai critici tedeschi una delle migliore opere degli ultimi anni, narra le vicende di tre amici, tre ubriaconi. L’inizio è irruento, i tre personaggi irrompono nella scena cantando, urlando. Poi si svelano le identità dei tre: uno è il Buffone della corte di Francia, l’altro è il grande scrittore e drammaturgo Molière e il terzo è proprio il re di Francia Luigi XIV, il re Sole.  Dopo aver brindato alla loro decennale amicizia il re appare adirato con l’eminente commediografo e lo accusa di aver diffuso una rappresentazione teatrale che lo fa risultare ridicolo agli occhi dei suoi maggiori nemici. Molière in un primo momento prova a negare, poi si lascia convincere a rappresentare questa sua commedia proibita con l’ausilio del Buffone di fronte al suo Re.  Luigi XIV guarda la commedia torvo in viso, con espressioni che non lasciano sperare nulla di buono. In effetti il testo di quest’opera dello scrittore tanto amato dal re Sole è una dura critica al sovrano, non alla discutibile linea politica dello stesso bensì alla persona, ai modi e agli interessi alquanto futili. Alla fine il re indignato attacca il drammaturgo che sbotta e fuori dalla farsa dice al despota tutto ciò che pensa, segnando così la sua definitiva condanna a morte. La commedia di Gavran, tradotta e diretta da Gorjana Ducic, giovane e talentuosa regista italo-croata, mostra il conflitto tra arte e potere, la libertà di espressione del pensiero contrapposta al giogo della censura. La Ducic fa suo il pensiero dell’autore: Luigi XIV, Molière e Il Buffone ci portano nel nostro quotidiano.. Le scelte registiche difficilmente contestabili permettono al pubblico di leggere il presente attraverso il passato. Da sempre i potenti temono la diffusione delle idee, specie se nobili.  Quest’opera bizzarra, che mescola il teatro civile con quello storico, attraverso l’interpretazione magistrale di Pietro Bontempo (Molière), Claudio Gnomus (il Buffone) e il giovane Sandro Torella (Luigi XIV), rappresenta una chiara lettura di un presente, forse più italiano che internazionale, nel quale troppo spesso «le paure capricciose» di un despota condizionano l’andamento di un intero paese.  Assolutamente da vedere.