Il protagonista, calabrese come il personaggio che interpreta, inizialmente nelle vesti del guardiano del museo, si materializza poi nel pittore e, grazie alle domande di una turista un pò curiosa ripercorre le tappe dell’esistenza del geniale artista, tra momenti difficili e momenti di gloria. Va detto che solo un miracolo poteva permettere ad un artista vissuto più di trecento anni fa, di gridare le proprie ragioni – le ragioni dell’arte – di fronte a un pubblico di oggi. Nella messa in scena de “Il Cavaliere Calabrese”, questo miracolo si avvera (spettacolo e miracolo, a ben guardare, hanno la stessa radice etimologica) e Mattia Preti, maestro della pittura seicentesca, si materializza in teatro. Benché la sua opera fosse tutta dedicata alla divinità, l’artista è pervaso di umane passioni e si infiamma nel raccontare, come nessun critico saprebbe fare, la sua vita e i suoi capolavori. Mattia Preti, nato a Taverna il 14 febbraio del 1613, migrò a Roma all’inizio degli anni ’30, alloggiando presso il fratello maggiore Gregorio, già avviato alla pittura. Nel 1642 l’investitura che gli valse il titolo di Cavaliere di Malta, permise all’ormai apprezzato artista, di avere frequentazioni di rango nel proprio campo, oltre che nell’ambito sociale. Dal 1653 il pittore soggiornò a Napoli, ove eseguì cospicue serie di affreschi e numerose pale d’altare, divenendo personalità di spicco nella città. Di lì ad otto anni fu richiamato dal Gran Maestro dell’Ordine, il Cottoner, a Malta dove si stabilì e si impegnò come pittore ufficiale dei Cavalieri dell’Ordine, nella decorazione dell’Ordine di San Giovanni a La Valletta e in numerose tele per le chiese dell’isola. Fino al 1699, anno della sua morte, produsse nella stessa Malta una gran mole di opere con oltre quattrocento fra tele ed affreschi. Dal 1672 realizzò molteplici tele nelle chiese della natia Taverna, molte delle quali sono esposte nella Chiesa di San Domenico e nel Museo Civico. La pittura è stata per Mattia Preti l’essenza della sua vita ed il tramite per avvicinarsi a Dio; amava dire ai poveri, che considerava tanto: “…. Per voi dipingo, non avendo per me bisogno di nulla”. Anche se c’è ancora tanto da fare e da scoprire, restano numerosi gli studi condotti sulla sua produzione pittorica. Non poteva mancare in un appuntamento, che parla di un grande pittore calabrese che ha vissuto i quattro quinti della sua vita lontano dalla sua terra, un momento di degustazione eno-gastronomica di prodotti tipici calabresi. Lui che ritorna a vivere dopo trecento anni, risente di nuovo fame e trova sul palcoscenico una tavola imbandita di sopressate, salcicce, nduja, freselle e vino della sua terra. Un uomo così generoso in vita non può che dividere la cena con gli astanti, così ne nasce un momento di gradevole commensalità che avrà il merito di far riscoprire, se ce ne fosse bisogno, i sapori di una terra generosa come la Calabria Dal 2 al 14 febbraio da martedì a sabato ore 21.00
domenica ore 19.00
Teatro Stanze Segrete
Via della Penitenza, 3
Tel. 06 6872690 – 388.9246033
www.stanzesegrete.it