La notte dell’angelo di Furio Bordon (Le ultime lune) è uno di quei rari spettacoli che “lascia il segno”. Di scena fino al 15 novembre al Teatro Eliseo, la pièce del drammaturgo triestino si concentra sulla tematica dell’infanzia violata, usurpata, offesa.  Sul palcoscenico, che si trasforma in luogo dell’irreale e della libertà assoluta, tre protagonisti (uno vivo e due morti) si incontrano, si confrontano, si raccontano. In questo luogo frutto dell’immaginazione (e non solo), Anna, psicologa in un manicomio, incontra il fantasma del padre, un affascinante attore di successo. Il rapporto che lega la figlia al padre è al limite del morboso e sembra celare un segreto difficile da svelare. La rivelazione giungerà con l’arrivo sulla scena di un ragazzo, paziente di Anna, e della sua marionetta. Il giovane, vittima di un’infanzia negata e bisognosa di amore, soccomberà alla durezza della vita. La sua morte non sarà vana ma donerà ad Anna un punto da cui ripartire. Un nuovo inizio per ritrovare la pace con se stessa e con  i suoi fantasmi. I tre, da considerare più che personaggi dei ruoli, hanno in comune di essere state vittime dei propri genitori. Ognuno di essi è stato capace (o no) di trovare il modo di fare i conti con la propria “infanzia violata”. L’allestimento, essenziale nelle scene e nelle luci, supporta un testo carico di dialoghi. Un testo al quale i tre attori hanno saputo donare vita e spessore. L’amore, i dubbi e le certezze di Anna sono rese in modo appassionato da Daniela Giovanetti. Lo stile di Massimo De Francovich, nel ruolo del padre, incanta lo spettatore che verrà trasportato nel racconto di questo uomo di teatro. Piacevole scoperta, invece, quella di Guido Saudelli che ha reso credibile il suo difficile personaggio senza cadere nella facile trappola dell’eccesso. Da non perdere!