In una sperduta villa della campagna francese, un uomo viene assassinato. A causa di una nevicata, i presenti rimangono tutti bloccati nella villa e senza telefono. Si tratta di otto donne, le quali hanno una qualche relazione con il morto: la cameriera (Tiziana Sensi), la moglie (Caterina Costantini), l’amante (Nadia Rinaldi), le due figlie, la sorella (Corinne Clery), la suocera (Sandra Milo) e la cognata (Eva Robin’s), e tutte che avevano una motivazione per ucciderlo. Un delitto dell’unica figura maschile del testo, e quindi, lo spunto per rivelare il substrato di menzogne e inganni che accompagna la vita delle otto protagoniste. Il gioco al massacro delle accuse reciproche alla ricerca del colpevole, mette in luce la parte nascosta delle relazioni che intercorrono all’interno della famiglia. Le otto splendide protagoniste sono obbligate a confrontarsi con il lato oscuro della loro personalità, con i vizi, le ambizioni, troppo spesso celate per il quieto vivere borghese.
“Otto donne e un mistero” è un testo che strizza l’occhio alle vecchie pellicole degli anni ’50, carico di un’atmosfera da technicolor, rappresentata soprattutto dagli abiti di fine sartoria, dalla scenografia carica di colori, dialoghi brillanti alla Gorge Cukor, inserendovi un intreccio giallo alla Agata Christie, ma che racchiude in se anche l’essenza della cultura di oggi, dove i tradimenti e le menzogne dominano sui buoni sentimenti.
Non ci si limiterà solo a dare vita a simpatici siparietti, ma si costruirà un vero e proprio giallo, cercando di condire il tutto con chiari riferimenti a quell’Alfred Hitchcock de “La congiura degli innocenti”. Il risultato sarà di un testo molto spassoso, insolito per l’originalità e con un cast di all star al femminile che si muoveranno all’interno della ricca scenografia come dive del passato. Non si tenterà, comunque, la carta dello svecchiamento fine a se stesso, ma si cercherà di donare una nuova vitalità. Alla divertita e divertente riuscita di “Otto donne e un mistero” contribuiscono la cura dei dettagli, nelle scenografie e nei costumi, e una sceneggiatura ad orologeria, dove gli improbabili colpi di scena si succedono a ripetizione, inframmezzati da canzoni che diventano un piacevole e mai noioso intermezzo.