Dopo essere stato accoltofreddamente dalla critica durante il Festival di Cannes, Solo Dio perdona di Nicolas Winding Refn adesso dovrà farei conti con il pubblico nostrano. Se con la sua precedente pellicola, Drive, il regista danese aveva convintoa pieni voti ritagliandosi un spazio nell’olimpo dei registi più promettenti,con questo nuovo lavoro purtroppo esagera portando sul grande schermo una storiadifficilmente digeribile se non per gli amanti del genere. “L’idea originaria di questo film era la storia di un uomo che vuolelottare contro Dio.” Prosegue Refn: “Sonopartito quindi da questo spunto iniziale per creare un personaggio (il capodella polizia) che crede di essere un Dio (l’attore thailandese Vithaya Pansringarm) e che divental’antagonista di un gangster (RyanGosling) che è alla ricerca di una religione un cui credere.” A questi duepersonaggi si deve aggiungere quello di una donna (una bionda e spietata Kristin Scott Thomas), la madre delgangster nonché la rappresenta del male estremo. Scenario di questa lotta traodio e amore è una buia Bangkok, ideale per sottolineare il contrasto tramaterialismo e spiritualità.  Refn, autore anche dellasceneggiatura, porta sul grande schermo una tragedia moderna con tanto dicatarsi in cui però facciamo difficoltà a riconoscere la figura dell’eroe nelpersonaggio di Julian (e l’interpretazione di Gosling contribuisce alla nostraperplessità) in quanto non è all’oscuro del proprio peccato che lo condannerà,come vorrebbe la tradizione greca, ma è più che altro un uomo succube dellamadre, vittima di un complesso che sarebbe errato bollare come edipico. L’altro versante sul quale Refnha esagerato è quello della violenza: sangue, uccisioni, torture (il dettagliodella lama che trafigge un occhio riporta alla mente Bunuel) e mutilazioni nonlo rendono un film adatto a coloro facilmente impressionabili. Ciò che però colpiscedi questa pellicola è l’impianto visivo. Fin troppo perfetta la sintonia tra lascenografia (di Beth Mickle) e la fotografia (di Larry Smith) capaci didialogare fondendo simmetrie, prospettive e linee con ombre, colori e toni.Senza dimenticare il tocco di spiritualità che donano le musiche di Cliff Martinez, soprattutto il brano Wanna fight che fa da sottofondo alcombattimento tra Julian e Chan. Estremo!