Cosa accade se i nomi di Jonathan Swift (I viaggi di Gulliver) e Jules Verne si intrecciano in un lungometraggio di animazione che ricorda l’atmosfera de L’Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson? Succede che questa singolare miscela letteraria si piega alle leggi movimentate e senza respiro del film d’avventura di Hayao Miyazaki, Il castello nel cielo : personaggi inarrestabili, corse a perdifiato, scorribande tra cielo e terra, scene d’azione a ripetizione con esplosioni, inseguimenti e inaspettati colpi di scena. Tutti elementi già presenti nei precedenti lavori del regista, da Conan il ragazzo del futuro a Il Fiuto di Sherlock Holmes, sino all’apoteosi di Nausicaä, tuttavia in Il castello nel cielo (pellicola prodotta nel 1986) il divertimento si amplifica e ci lasciamo avvolgere da oceani di nuvole: un vero e proprio mondo tutto da esplorare, creato sullo schermo dalla perizia di disegnatori e illustratori come Kazuo Oga (responsabile dei magnifici fondali di Il mio vicino Totoro) e Katsu Hisamura (Devilman).Nascosta fra le nuvole c’è la leggendaria isola fluttuante di Laputa, un ricettacolo di potere che nelle mani sbagliate può diventare distruttivo, dove sono custoditi inestimabili tesori. Laputa è ciò che resta di un’antica civiltà e per individuarla occorre il ciondolo di Sheeta.Bastano questi ingredienti per rendere Il castello nel cielo il film più completo di Miyazaki, con i suoi legami con l’universo letterario per l’infanzia e un gusto per l’umorismo personale, sfolgorante sullo schermo grazie a personaggi da antologia come i figli-pirati di Dola.Il merito della riuscita spetta anche ad animatori “storici” per gli anime-fan come il compianto Yoshinori Kanada (celebre per Daitarn III) a cui il regista ha affidato la direzione delle animazioni assieme a Tsukasa Tannai, già suo collaboratore in Lupin III – Il castello di Cagliostro e in Nausicaä.