Esce nelle sale italiane Uomini di Dio di Xavier Beauvois, pellicola liberamente ispirata alla tragedia avvenuta nel 1996 a Tibhirine in Algeria. Sette monaci francesi di un monastero cistercense vennero rapiti da un gruppo del GIA (Gruppo Islamico Armato) e decapitati.Uomini di Dio racconta le ultime settimane di vita di questi martiri che, dopo l’ultimatum lanciato dai terroristi affinché tutti gli stranieri lasciassero il paese, decisero di rimanere continuando nella loro missione di pace. Una decisione sofferta sulla quale il regista incentra l’intero film e che si alterna alla quotidianità mistica e pratica della comunità. Ben coscienti di trovarsi su un sottile spartiacque tra due fazioni con posizioni ambigue (l’esercito e i terroristi), i monaci cercarono di far comprendere il loro messaggio di pace: trovare un comune terreno di fraternità e spiritualità tra cristianità e islam.Come un occhio non invadente la macchina da presa entra all’interno di questa comunità mostrandocene i riti quotidiani: la “liturgia delle ore” (preghiera cantata per entrare in comunione con il Soffio della Vita), il silenzio, il lavoro della terra. Beauvois rende anche la componente contemplativa di questa comunità: ogni monaco dedica un giorno al mese a camminare nella natura e a meditare in solitudine. Inoltre ci ricorda come i frati trappisti cistercensi non abbiano la missione apostolica dell’evangelizzazione.Fino al drammatico epilogo: la notte tra il 26 e il 27 marzo, sette dei nove monaci presenti nel monastero vengono rapiti perché ritenuti dalla GIA degli evangelizzatori. Toccante la scelta di Beauvois di concludere Uomini di Dio con le parole del testamento spirituale di Frère Christian, uno dei sette monaci uccisi. Parole che fanno da sottofondo ad una drammatica marcia verso l’ignoto: “la mia vita era donata a Dio e a questo paese (l’Algeria)…potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con Lui i suoi figli dell’Islam come Lui li vede, completamente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito…Grazie anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quello che facevi.”