Un grande direttore d’orchestra caduto in disgrazia, una piccola impostura “ positiva” messa in atto per recuperare la stima verso se stessi, l’energia tipica del popolo slavo e la grande Musica. Sono gli ingredienti dell’ultimo film del regista romeno Radu Mihaileanu. Emozione. Questa la parola chiave. E capacità di costruzione dell’emozione. Il film rispecchia il temperamento russo: superare i limiti, esagerare, spingersi oltre, osare. E proprio questo ci trasmette la pellicola di Radu Mihaileanu che considera dare e ricevere emozioni lo scopo principale della vita. Il film, nato dalla lettura di un copione scritto da due giovani autori che raccontava la storia di una falsa orchestra approdata a Parigi, è una chiara denuncia contro qualsiasi regime dittatoriale, non solo quello russo. Altra chiave di lettura, il tema dell’immigrazione: l’incontro, dice il regista, tra i “barbari dell’est e i “ civili” dell’ovest. I primi hanno un’energia molto forte e l’occidente rischia di morirre se non coglie la proporia energia vitale”. Motore dell’intreccio che fa muovere i personaggi , la musica. Quella del Concerto per violino e orchestra di Cajkovskij. “La musica è importante nella vita di ognuno di noi, aggiunge Radu Mihaileanu, è l’energia. Il suo linguaggio è universale perché libero. Oggi, continua il regista , ci troviamo nella situazione dei personaggi: abbiamo una musica dentro e non riusciamo a liberarla”. A noi pare che la visione de Il Concerto, potrà contribuire a liberare la nostra energia per raggiungere, forse, “l’armonia suprema” che a detta di qualcuno è una fiaba. Ma, a volte, le fiabe diventano realtà!