La fine del mondo ci riprova: a sette anni da quel nefasto 1992 in cui Donald Darko (alias Donnie) prevede e subisce l’Apocalisse, la sorella Samantha si scopre addosso lo stesso marchio oscuro, la condanna alla peggiore delle profezie. La giovane, che alla morte di Donnie era solo una bambina, è diventata una ribelle. Incapace di superare la scomparsa del fratello, S. (Daveigh Chase) parte con l’amica Corey (Briana Evigan) in direzione California. Ma a Conejo Spring (nome rivelatore per i seguaci dei Darko), nel nulla desertico dello Utah, la loro auto va in panne, un meteorite si schianta al suolo e per S. iniziano i guai: la sua mente si apre a visioni terrifiche che annunciano un nuovo Armageddon e spazio e tempo si fondono in una percezione indistinta di fato e di volontà. L’enigma che pervade l’intero film è: quando arriva Frank, il coniglio gigante che istigava Donnie a compiere atti riprovevoli testando il suo coraggio di fronte alla prospettiva del nulla imminente? Aspettare per credere …Girato in varie località dello Utah in soli 25 giorni e costato 4 milioni e mezzo di dollari, S.Darko è uscito negli Stati Uniti a maggio dividendo le opinioni di critica e pubblico: la venerazione per Donnie Darko, caso cinematografico del 2004 e annoverato tra i 100 film più belli di sempre, spingeva i più a diffidare di ogni imitazione. Ma il primo mese di programmazione americana di S.Darko ha comunque incassato numeri record: la curiosità ha vinto dunque sullo snobismo. Non è dello stesso avviso Richard Kelly, papà di Donnie: “Non ho niente a che fare con questo film, non ho nemmeno letto la sceneggiatura” ha affermato. Chris Fisher, il regista classe 1973 che prima di S.Darko si era distinto solo per aver diretto alcuni episodi di Cold Case – delitti irrisolti, si è imbarcato in un’ardua impresa: non deludere i milioni di adolescenti invaghiti dell’universo fanta-horror di Donnie. Ci è riuscito in parte: rispettando il mix di generi del film di Kelly (tra fantasy, teen-movie e catastrofismo) e perfezionando gli effetti speciali. Ma S.Darko non ha la finezza psicologica e la cupa melodrammaticità del primo film: ai nuovi personaggi manca il carisma del ragazzino sensibile e sociopatico che ha rivoluzionato lo stereotipo dell’adolescente made in USA. Ancora una volta, insomma, vince l’originale.