Finalmente il riscatto! Per Matteo Garrone e il suo pluriosannato – ma finora orfano di premi – “Gomorra” è arrivato il tempo dei riconoscimenti. La cerimonia dei David di Donatello è stata dominata dalla pellicola di Garrone, che si è aggiudicata le sette statuette più ambite, tra cui quelle di miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura e miglior produttore (Domenico Procacci). Par condicio, nei numeri, con “Il Divo”, excursus di Sorrentino sulle trame e le beghe della Prima Repubblica e di un suo storico manovratore: Andreotti. Anch’esso conquista sette titoli, tra cui quello, importante e meritato, al miglior attore protagonista: Toni Servillo. Il bravo e camaleontico Giuseppe Battiston è il miglior attore non protagonista per la sua interpretazione di un businessman frustrato in “Non pensarci” di Gianni Zanasi. Sul fronte femminile, l’apice del podio è per Alba Rohrwacher, prima attrice nel commovente “Papà di Giovanna” di Pupi Avati; mentre Piera Degli Esposti vince tra le non protagoniste per il suo ruolo ne “Il Divo”. Il miglior regista esordiente è Gianni Di Gregorio, autore del film-rivelazione “Il Pranzo di Ferragosto”. Giulio Manfredonia, che firma “Si può fare” con Claudio Bisio, conquista il David Giovani. Delusione cocente, invece, per Fausto Brizzi: il suo “Ex”, commedia a episodi con cast stellare, trionfante al botteghino (incasso stimato attorno ai 10 milioni di euro), su dieci candidature non ne ha realizzata una. Brizzi si consola con il grande consenso di pubblico e con la benedizione del Capo dello Stato Napolitano, il quale ha affermato che in tempi di crisi la commedia “ci aiuta a sorridere di noi stessi e a guardare sorridendo al domani. E non è poca cosa”.