Sono i “giovani, carini e disoccupati” di casa nostra, i quattro protagonisti di Generazione 1000 euro. La differenza è che loro un lavoro ce l’hanno, anche se instabile e sottopagato. Matteo (Alessandro Tiberi) è un brillante laureato in matematica prestato svogliatamente al settore marketing di una grande azienda; il suo collega Faustino (Francesco Brandi) è talentuoso ma incline alla depressione; il bambinone Francesco (Francesco Mandelli) fa il proiezionista in un cinema e abusa di Playstation; Beatrice (Valentina Lodovini) è un’aspirante supplente di greco; Angelica (Carolina Crescentini) è la più ambiziosa e lavora come vicecapo marketing nella stessa ditta di Matteo. Stentano, si arrabattano, ma ognuno con la sua brava dose di sorrisi e di auto incoraggiamenti. Il film è tratto dall’omonimo bestseller di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa: un’antologia di voci sull’esperienza amara del lavoro a tempo determinato. Ma la pellicola non ha l’acredine del libro ed è giocata su registri molto più scanzonati. Massimo Venier, veterano della commedia e storico regista di Aldo, Giovanni e Giacomo, dichiara di non aver infuso alla pellicola alcuna retorica: il suo intento non era fare un film politico su un tema scottante, ma raccontare una realtà complessa con il piglio curioso del narratore di storie. I cinque protagonisti simboleggiano altrettanti modi di reagire ad una condizione imprescindibile del lavoro giovanile: l’incertezza. Ma le dinamiche sentimentali, gli sketch e l’atmosfera goliardica prevalgono sulla denuncia sociale.