”Non racconto una mafia romantica. Ho iniziato facendo il fotogiornalista, fotografando i morti ammazzati. Nella mia strada hanno sparato tre volte: una volta hanno ucciso un capitano dei carabinieri, un’altra il cognato di  Buscetta e la terza hanno gambizzato il padre dei miei migliori amici. Se cresci in Sicilia e non ti metti i paraocchi, cresci in mezzo a una società marcia”. Così Marco  Amenta nella cornice dell’Ambasciata di Francia presenta la sua opera prima La Siciliana ribelle, distribuito in 58 copie dall’Istituto Luce.Il film, coproduzione italo-francese, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali, in collaborazione con Rai Cinema e la Regione Siciliana, è liberamente ispirato alla vera storia  di Rita Atria, una ragazzina di 17 anni che nel novembre del 1991 decide di ribellarsi alla mafia che gli ha ucciso il padre e il fratello entrambi mafiosi. Per la prima volta una donna si ribella ad un’organizzazione chiaramente maschilista. Da questo momento i suoi giorni sono contati. Minacciata e rifiutata persino dalla madre, Rita abbandona e la sua terra e si rifugia  a Roma dove si compirà il suo destino di ribelle.
Nel ruolo di Rita l’esordiente Veronica D’Agostino che attraverso un’interpretazione “vera” vede la protagonista “prima come ragazza, poi nella sua lotta contro qualcosa più grande di lei, seguendo i suoi ideali”. Rita è una vittima ma “siamo tutti vittime di mafia” dica ancora Amenta, “e io ho cercato di rappresentare la realtà senza edulcorare e mettere per forza un lieto fine”.