“Ho seguito per anni il lavoro di Juan Antonio Bayona, regista di cortometraggi e di un numero incalcolabile di deliranti video musicali che mi piacciono molto. Il suo talento richiedeva a gran voce che lui dirigesse un lungometraggio, perciò produrre The Orphanage non è stato niente di più che una risposta a questa necessità.” Queste le parole di Guillermo Del Toro (apprezzato regista de Il labirinto del fauno, vincitore di 3 premi Oscar) nella veste di produttore dell’horror spagnolo The Orphanage diretto dall’esordiente Juan Antonio Bayona e scritto da Sergio G. Sánchenz.Ma cosa racconta The Orphanage? Dopo trent’anni, Laura (Belén Rueda) decide di tornare nell’orfanotrofio in cui ha trascorso la sua infanzia, con il desiderio di ristrutturarlo e trasformarlo in una casa famiglia per bambini disabili. Con lei suo marito Carlos (Fernando Cayo) e il figlio Simon (Roger Príncep), un bambino adottato molto “legato” ai suoi amici immaginari. Ma nella nuova casa si aggirano presenze inquietanti e ciò che sembrava frutto dell’immaginazione diventa realtà minacciando la “famiglia perfetta”.“The Orphanage tratta fondamentalmente della paura della separazione.” Continua il regista: “Questa paura si manifesta come qualcosa di vivo e presente nell’ambiente che circonda i personaggi, trasformando il loro sogno nell’incubo più spaventoso.”  Bayona si è impegnato (non riuscendoci) affinchè la pellicola non somigliasse ai film horror che vengono girati oggi, sottolineando che The Orphanage “è la sua personale regressione verso i film della sua infanzia.” Già nei precedenti cortometraggi, Beyona aveva affrontato il contrasto tra il mondo degli adulti e l’infanzia, contrasto che qui si “intreccia” (malamente) con la favola di Peter Pan: eterni bambini e adulti che tornano ad essere bambini. Il tutto legato a doppio filo con il tema dell’amore materna, della deformità e della morte.