Niki (Michela Quattrociocche) e le sue amiche sono all’ultimo anno di scuola. Malgrado abbiano la maturità ne combinano ogni giorno di tutti i colori. Sfilate, feste e tutti i possibili eventi anche fuori Roma. Alex (Raoul Bova) è un “ragazzo” di quasi trentasette anni lasciatosi da poco, e senza un vero perché, con la sua fidanzata storica. Una mattina Alex si “scontra” con Niki e si innamorano. C’è solo un piccolo dettaglio. Ha diciassette anni, vent’anni meno di Alex. Il mondo adulto si scontra con quello degli adolescenti. Ed ecco mamme e figlie in una discussione continua, papà che sono ancora ragazzini e ragazzi giovanissimi che sono già troppo adulti. E ancora ragazze sognatrici, ragazze deluse, ragazze romantiche e ragazze troppo folli. E adulti che invece hanno messo da parte tutti i loro sogni e vivono, o meglio sopravvivono, senza avere il coraggio di fermarsi a riflettere. Alla sua seconda esperienza nella veste di regista, Federico Moccia (Classe mista 3 A) dirige Scusa ma ti chiamo amore, film tratto dal suo omonimo best seller dopo Tre metri sopra il cielo ed Ho voglia di te. Mossa furba e azzeccata, la scelta del protagonista maschile Raoul Bova, attore amato da donne di tutte le età. Non a caso nel 2005 il mensile Class ha effettuato un sondaggio tra cento personalità femminili che lo hanno definito come “il più bello d’Italia”. Lui comunque spera di poter dimostrare di valere più del suo aspetto fisico e, sebbene non ci riesca completamente, il film si regge soprattutto grazie a lui. Non è un film per tutti, si sconsiglia la visione ad una fascia superiore ai 18 anni. Se da un lato risultano apprezzabili costumi, scenografia e fotografia, dall’altro suscitano fastidio le “incursione” di frasi celebri e l’escamotage trovato dal regista per la presentazione allo spettatore delle quattro amiche protagoniste. Scusa ma ti chiamo amore è un film per adolescenti visto da occhi di chi vorrebbe ancora esserlo. Ideale per un “cinema” che insegue i gusti del pubblico in una rincorsa al ribasso.