Oltre cinquanta canzoni pubblicate e quattro album di inediti, più un live “teatrale” in soli nove anni possono considerarsi un buon risultato per un ragazzo che appena diciottenne giocava a tingersi i capelli di rosso a cavallo di una vespa? Nel 2009, infatti, ricorrerà il decennale dalla pubblicazione di quel “50 special” (brano di battaglia e di successo dei Lunapop di cui Cesare è stato senza dubbio leader e mente) definito dai più di allora come una meteora, ma che ha invece spianato la strada ad un progetto completo come quello di Cremonini, ma anche di tante band che ancora oggi popolano il panorama musicale italiano.Cremonini non ha mai abusato del successo ottenuto col suo primo lavoro, tant’è vero che i suoi album si sono sempre susseguiti in maniera misurata, quasi a segnare le tappe di una crescita artistica che seguisse in qualche modo quella umana, senza scorciatoie, passando talvolta per le strade più difficili.
In questi anni il suo lavoro è stato costante, lo si è visto crescere come non si sarebbe pensato, tant’è che ancora si stenta a credere ai suoi 28 anni: Cesare è uno dei pochi artisti che ancora riesce a stupire e sorprendere; e quando pensi sia il re della melodia del corteggiamento, ti inonda della stessa carica esplosiva dei suoi esordi, per poi lasciarsi cullare più tardi dal mondo musicale che lo ha allevato: Beatles in primis, Queen, Dylan, John Lennon, ma anche De Gregori, Oasis e Radiohead, passando per Artic Monkeys e il quello che lui stesso ha definito “il vero maestro”, Giorgio Gaber.La musica quindi come strumento espressivo di parole nate per comunicare, nate per capire, nate per curare. Non a caso Cesare ogni giorno scrive canzoni, compone e registra musica, il più delle volte scritta, arrangiata e cantata in prima persona. Questo quarto album nasce in quella Bologna tanto cara al cantante, dove nel frattempo si è costruito una propria “factory” con tanto di studio di registrazione e sale prove, affidando la cura del suono alla professionalità di Steve Orchard, l’ormai fedele ingegnere del suono inglese, anch’esso innamorato del progetto, assieme a Ballo, il suo bassista ormai non più rasta, e al produttore di sempre, Walter Mameli.