La tristezza è strana.
A volte ti chiude lo stomaco.
A volte te lo apre come una voragine e ci butti dentro biscotti, pasta, cucchiaiate di creme spalmabili, concetti esistenziali e un vago senso di fallimento.

Mangiare quando sei triste è più una questione emotiva che nutrizionale.
E no, non risolverai tutto con un muffin al cioccolato.
Ma scegliere cosa mettere nel piatto può cambiare il modo in cui stai seduto con la tua malinconia.

Questa è una guida imperfetta, gentile, ironica e del tutto umana, per quei momenti in cui il frigo è pieno ma tu sei vuota.

1. I cibi che confortano (senza peggiorare le cose)

→ Pane tostato + olio + sale
Semplice, basico, antico.
La combo perfetta tra croccantezza, calore, sapidità e “non sto fingendo di essere felice”.

→ Pasta al burro
Sì, la banalissima pasta al burro.
Ti avvolge. Ti rispetta. Non pretende.
È la coperta di Linus in versione carboidrato.

→ Zuppe, vellutate, brodi
Cose che cuociono lentamente mentre pensi lentamente.
Perfette se vuoi un pasto che non faccia rumore e ti faccia sentire vivo.

→ Riso con cose sopra
Tipo: uovo, salsa di soia, avocado, parmigiano, una lacrima.
Si adatta al tuo umore, come una playlist che non giudica.

→ Banana + burro di arachidi
Un classico da crisi controllata. Dolce, proteico, infantile il giusto.

2. Cose da evitare (anche se sembrano una buona idea alle 23:46)

→ Zuccheri esplosivi
Mangiare mezza torta ti farà stare meglio per 6 minuti.
Poi arriverà il senso di colpa. Poi il mal di stomaco. Poi il pensiero che stai usando il frigo come consulente emotivo.

→ Alcol
Non sei in un film francese.
Un bicchiere, ok. Una bottiglia intera = pianto garantito con filtro grana grosso.

→ Cibo da delivery unto & triste
L’effetto è: prima entusiasmo, poi box unti vuoti, poi la tua anima che odora di fritto.
Nessuno si è mai ripreso da una crisi mangiando alone dei nugget tiepidi.

3. La regola dell’onestà: se puoi, cucinati qualcosa. Anche minuscolo.

Il solo gesto di fare qualcosa per te stessa, anche semplice, anche sbagliato, cambia tutto.

  • Tagliare una mela.
  • Scaldare un toast.
  • Farti un uovo sodo come se fossi una persona che legge Virginia Woolf.

Cucinare è un gesto di micro-sovranità.
Quando tutto sembra sfuggire, fare un pasto piccolo e pensato è come dire: “Non posso controllare il mondo, ma posso controllare questa tazza di brodo.”

4. Piccolo menù per grandi malinconie

EmozioneCosa mangiare
Pianto a vuotoVellutata di zucca + crostini
Stanchezza emotivaPasta al pomodoro + formaggio grattugiato
Rabbia passivaUova strapazzate + pane croccante + tè nero
Tristezza vintageLatte caldo + biscotti secchi + coperta
Cuore spezzatoRisotto, lentamente, come se fosse un atto sacro

Mangiare non risolve i problemi.
Ma può aiutare a sentirli meno invincibili.
E in fondo, cosa c’è di più potente che dire:
“Oggi non mi sento bene, ma mi preparo lo stesso qualcosa di buono”?

Perché la vera autostima, quando sei triste, non sta nel fingere di stare bene.
Sta nel portarti un piatto caldo, anche se sei tu a cucinarlo.